Domus – Area Archeologica

Area archeologica Domus di via dell’Abbondanza

domus-via-abbondanza-pesaro

Rappresenta un modello di residenza nobiliare del primo periodo imperiale romano. La rilevanza e la capacità economica del padrone si manifestano sia nella collocazione della domus nel reticolo cittadino, con la porta d’ingresso rivolta al cardine, sia nell’abbondanza dell’apparato ornamentale.

Eretta tra la fine del I secolo a.C. e gli albori del I secolo d.C., subì diverse ristrutturazioni e mantenne la sua funzione residenziale almeno sino ai primordi del III secolo d.C.

La geometria e la configurazione architettonica sembrano estremamente ordinati. L’ambiente era strutturato attorno al corridoio che, partendo dall’ingresso, attraversava l’atrium, ubicato oltre le zone scavate in direzione del Duomo, e conduceva al peristilio. Di quest’ultimo persiste gran parte della costruzione con colonnato, con basamenti di pilastri dislocati lungo i confini interni, ai bordi delle canalette per il drenaggio dell’acqua meteorica.

Adiacente al peristilio, si trovavano gli ambienti dedicati alla vita quotidiana della famiglia, ai quali si entrava attraverso eleganti ingressi musivi. I mosaici, interamente in bianco e nero, sono largamente preservati e rappresentano l’aspetto più intrigante della dimora, anche grazie a un recente e meticoloso lavoro di conservazione.

Delle pitture murali, rimangono soltanto frammenti alla base di certe stanze, ma molteplici pezzi sono stati scoperti durante le indagini insieme a intonaci e a singolari ornamenti in argilla.
Al V secolo d.C. risale la realizzazione delle terme, evidenziata dalla stanza con ipocausto su colonnine, ricavata trasformando uno degli ambienti originari della domus, già deserti da tempo.

Domus Area Archelogica: Il percorso

Equipaggiato con strumentazioni rispettose del patrimonio, l’itinerario è stato concepito per fornire ai visitatori un’esperienza didattica ma al contempo rigorosa. Gli oggetti rinvenuti durante gli scavi sono stati esibiti all’interno di due teche rivolte all’epoca romana e ai periodi medievale e rinascimentale.

In mostra, ci sono ceramica, lampade e utensili di uso comune. Risalta per rilevanza, il volto di un minuto Eros addormentato in argilla.

Un forte accento è dato al tour virtuale, una rarità nel territorio delle Marche: sulle murature in calcestruzzo dell’immobile sono riprodotte le simulazioni tridimensionali delle antiche stanze della domus, rendendo palpabile l’atmosfera quotidiana e permettendo di “immergersi” nel clima della Pisaurum romana.

L’itinerario per individui con disabilità visive offre pannelli in braille e modelli da esplorare con il tatto; questa sezione del progetto è stata sviluppata in sinergia con lo staff del Museo Tattile Statale ‘Omero’ di Ancona.

Tra il 2017 e il 2018, a causa dell’afflusso dei turisti e delle problematiche di conservazione dei mosaici che richiedono un’attenzione continua, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche ha deciso di stabilire un itinerario fisso di visita per proteggere i pavimenti e al contempo garantire la visibilità della strada, parzialmente nascosta dall’altezza della parete posteriore della Domus, e delle strutture termali. Il nuovo tragitto si basa su un ponte di 22 metri in metallo verniciato con un pavimento in vetro, che in due segmenti, porta al peristilio, alle teche e alle terme. Con il primo tratto si accede direttamente dall’ingresso al peristilio, migliorando la fluidità e la visibilità, mentre con il secondo si segue la parete posteriore avvicinandosi alle teche centrali e osservando la strada lastricata dall’alto, terminando nell’area antistante le terme con le relative descrizioni. Questo percorso è stato ideato per sfruttare al meglio i materiali didattici senza spostarli.

Il ponte è stato progettato per integrarsi armoniosamente con l’ambiente circostante. Si è optato per struttura e materiali sottili, con pavimenti in vetro, corrimano a fune e cromie in armonia con i mosaici, come già sperimentato in diverse aree interne recentemente allestite.

Il progetto è stato portato a termine con risorse ministeriali specificamente sollecitate dalla Soprintendenza per le manutenzioni annuali delle zone archeologiche; la progettazione e la supervisione dei lavori sono state gestite esclusivamente dal personale della SABAP Marche.

Top